Perché l’innovazione tecnologica ci spaventa

Merita leggerlo e poi leggere questo: http://bit.ly/33efENh !

Ilaria Albano

Gli hacker possono conoscere le nostre preferenze, le intelligenze artificiali automatizzano sempre più il lavoro, la politica usa le fake news per influenzare le masse.L’innovazione tecnologica ti fa paura?È normale: siamo essere umani e ci siamo evoluti per temere tutto ciò che è nuovo e minaccia il nostro equilibrio.

“La tecnologia ci rimpiazzerà”: capita spesso di guardare il progresso tecnologico con sospetto e pensare alle innovazioni digitali come qualcosa al di fuori del nostro controllo, da evitare per quanto possibile. In effetti, la consapevolezza dell’enorme potere manipolatorioeseduttivo degli strumenti digitali dà fondamento alle nostre preoccupazioni.

Sempre più spesso, a causa della digitalizzazione, abbiamo paura di perdere il contatto con il mondo che ci circonda. Al tempo stesso, avvertiamo il timore di venir tagliati fuori e la preoccupazione di dover essere a conoscenza di tutti i fenomeni online che caratterizzano la nostra generazione.

Non sapere quali saranno…

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La Milano che non ti aspetti

Ecco, la Milano che non ti aspetti!

Non quella della moda, delle donne in carriera, delle fashion blogger, dei manager più pagati, dei lustrini e delle serata di gala; ma la Milano silenziosa, della piccola attività imprenditoriale, che con le regole ci convive e, a volte, se le aggiusta.

Nella distrazione generale ed in pieno inverno demografico la risposta di una piccola azienda alla dipendente che aspetta il secondo figlio è un semplice: ” Non ci hai avvertito”, “non se ne parla“, praticamente un: “non hai chiesto il permesso”.

Eccola qui, direttamente dalla Milano che non ti aspetti, la notizia web che ti riporta al secolo scorso in un secondo, quella di solito sussurrata o sbandierata malamente, se serve, ma che alla fine tutti pensiamo essere un po’ troppo gonfiata.

Ecco da questa Milano arriva la doccia fredda, il campanello fastidioso che supera il brusio dei soliti informati, svicola tra le celebrazioni dell’efficienza e la presenza politicamente corretta delle istituzioni, dribla la questione per cui tutta la città sembra in apnea mentre pensa” stadio sorprendimi” e conquista per un secondo le prime pagine dei quotidiani https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/19_ottobre_07/non-dovevi-fare-altro-figlio-ora-lavoro-ti-faremo-morire-milano-minacce-azienda-una-dipendente-b55b463a-e93a-11e9-a351-0f862d63c352.shtml

Minacce, mobbing, tutto secondo un assurdo copione, che sembra appartenere ad un’altra Italia, magari di cent’anni fa, nella totale, assoluta, indifferenza di colleghi e colleghe che anzi si fanno braccio armato contro la mamma bis.

Non una pratica eccezionale, sembra, nella europeissima Milano. Non una mosca bianca nell’Italia delle pari opportunità. Non un anomalia nella quotidianità del nostro Paese, che vede solo il 50% delle donne lavorare e la retribuzione femminile, inizialmente inferiore rispetto a quella maschile per un 15% , arrivare fino ad un 27% dopo 20 anni di carriera http://bit.ly/2p0iYwE

Già che ci siamo, perchè non concludere con i dati riportati dall’articolo del milano.corriere.it ? Nel2018 l’ufficio vertenze della Cgil ha aperto più di 27mila pratiche (e 14 mila nei primi 6 mesi del 2019) e recuperato in Lombardia oltre 54 milioni di euro

Ora signori, parliamo di quote panda, al secolo “quote rosa”, soldi per i nuovi nati e welfare familiare, così per perdere altro tempo prezioso e ridurre nuovamente a sussurro fastidioso queste notizie.

Un mondo di pecore!

C’era una volta un mondo…🐑🐑🐑popolato da pecorelle bianche e pecorelle nere.

Le pecorelle erano rinchiuse in reciti vecchi e scrostati.

Le prime passavano le giornate a belare le une contro le altre, perchè l’erba era poca e loro tante, ma inspiegabilmente non facevano nulla per cercare altrove, se non belare sempre più forte.

Le seconde, che erano sempre in minoranza, quei recinti li saltavano e si allontanavano da sole, anche per lunghi periodi, nella speranza di scoprire prati liberi per tutti.

Tutte ignoravano però una legge di natura immutabile: trovati pascoli nuovi e rigogliosi e condotto tutto il gregge in una gioiosa transumanza, nel giro di pochissimo tempo le pecorelle bianche avrebbero ricominciato a chiedere un recinto dove belarsi contro e le pecorelle nere sconsolate avrebbero ripreso a saltare nuovamente per andare oltre.

Perchè la speranza della libertà è molto più confortevole della responsabilità che la libertà vera comporta e solo pochi che ne capiscono il valore sono anche disposti a sopportarne il peso.

Mondo social

Non so cosa ne pensiate voi, ma secondo me c’è qualcosa che non torna nell’uso che le persone fanno dei social.


La propria bacheca Facebook non è l’evoluzione moderna del tinello della nonna dove, magari dopo aver bevuto un bicchiere di troppo, puoi dire fesserie, tanto i tuoi ti conoscono.

Di conseguenza, Twitter non è l’evoluzione moderna di una bolla papale o di un atto della cancelleria di Stato ed Instagram non sostituisce lo specchio di casa, quando scegli i vestiti per la serata. Giusto per fare un paio di esempi.

Il mondo virtuale assomiglia più ad una piazza dove se corri nudo ed urlante stai sicuro che se ne accorgono.
Se poi fai pure, il caporedattore della Rai, il presidente degli Stati Uniti, il ministro dell’interno e quindi non sei mia madre che non usa neppure WhatsApp , il dubbio che ci siamo fritti il cervello è più che legittimo.

Ecco perché siano pure benvenute le alzate di scudi, la sorpresa postuma e l’indignazione di massa; restano barlumi di luce in un mondo di tenebre, ma poi bastano un paio di regole di base: controlla sempre che le tende siano tirate prima di uscire dalla doccia senza asciugamano e non dire nulla che non vorresti vederti rinfacciato a vita!

Le due destre, due anime in uno stesso corpo?

Io e Filippo Rossi alla presentazione del suo libro:
Dalla Parte di Jekyll
“manifesto per una buona destra”

A poco meno di un mese dalla formazione del nuovo governo, che ha cambiato gli equilibri politici nel nostro Paese, torna l’appuntamento con Epi Hour. L’aperitivo milanese organizzato da Energie per l’Italia https://www.energieperlitalia.com/ che vuole essere un momento per fare una riflessione sull’attualità politica e sulla crisi dei partiti. Lunedì 30 settembre al Dazio Art Cafè, locale storico di Milano,ho presentato la serata ed il dibattito con Stefano Parisi e con lo scrittore Filippo Rossi. http://bit.ly/33dJdi9

In questa fase stiamo assistendo a un cambiamento radicale dei principali partiti degli ultimi venticinque anni – gli stessi che hanno caratterizzato le loro aree politiche di riferimento. Oggi la sinistra ha abbandonato qualunque ambizione riformista e ha sposato una visione populista e giustizialista.

Dall’altro lato, però, le cose non vanno meglio.

Il centrodestra ha tradito i propri valori liberali ed europeisti, diventando solo uno strumento al servizio del sovranismo. E’ evidente che chi, come me, è liberale e ha a cuore il nostro Paese ha bisogno di un nuovo spazio in cui fare politica.

Oltretutto a me la politica piace farla tra le persone, quindi ho scelto di avviare questo format, che sta riscontrando grande successo, per avvicinare i cittadini alla politica, troppo spesso distante dal sentimento reale. L’obbiettivo è conoscere persone normali, nuove e far conoscere le nostre idee, discutendo insieme di diversi temi.

Spesso ai nostri aperitivi partecipano economisti, giornalisti, manager e scrittori, che con le loro competenze arricchiscono i nostri dibattiti. E il messaggio che vogliamo dare è arrivato. Vista la straordinaria risposta da parte del pubblico con buona pace di chi pensa che ai liberali piaccia parlare solo tra “simili”, al chiuso nei salotti. http://bit.ly/33683Ad

L’Europa dei popoli liberi

io a Venezia

“Si parla di Europa dei popoli, di Europa politica ma oggi siamo nella fase più bassa della reputazione dell’Europa e non bastano risposte tecnocratiche,” a dirlo Laura Mastroberardino responsabile nazionale Circoli di Energie PER l’Italia, nel suo intervento all’evento organizzato da Grande Nord in Campo San Giacomo dell’Orio a Venezia.

“Aver ceduto alla cultura del debito, dell’assistenzialismo e di uno Stato pervasivo ha portato l’Italia a bloccarsi. Dobbiamo riaffermare con orgoglio la nostra cultura e non fare da stampella ai populisti. Partiamo dall’individuo che diventa comunità, perché nella comunità c’è la sicurezza, e da qui gettiamo le basi di una nuova offerta politica credibile e competente“.

https://www.vicenzapiu.com/leggi/venezia-laura-mastroberardino-energie-per-litalia-liberalpopolare-non-saranno-stampella-dei-populisti/?fbclid=IwAR0Ny4iX2AkAZUctXa7078gtFRjsrPZvwPoQmNM-WMh3mxYc3EHcnD-gy1M

La Grande Monnezza

Che ne parliamo a fa’? La grande monnezza a Roma

Roma Caput Mundi, dicevano i latini, Roma capùt gli potremmo rispondere noi oggi.

Sì lo so, sto facendo della facile ironia, ma è ormai un susseguirsi di immagini, video, inchieste giornalistiche, https://www.romatoday.it/tag/rifiuti/ , sullo stato di degrado della città eterna e fidatevi se vi dico che è una vera fortuna che alla tv non si possano ancora sentire gli odori.

L’Urbe oggi vive tra cittadini esasperati che, armati di ramazza, si sono messi a lavare le strade e branchi di cinghiali che gironzolano fino alle porte del Vaticano. Sembra di essere sul set di un film http://bit.ly/2Opmcof .

Lo sappiamo tutti, e lo sappiamo bene, che Roma e la sua bellezza decadente sono sempre state di ispirazione per l’arte.

Ecco quindi potremmo pensare al seguito della Grande Bellezza di Sorrentino.

La licenza poetica del titolo di questo post aveva un che di scontato, ma l’argomento si presta. Sorrentino si concentrava sulla decadenza dei costumi, sul grottesco che è dietro ai palazzi del potere.

Oggi, sotto i riflettori, abbiamo l’incapacità, gretta, meschina, arrogante, di chi non sa fare, ma dovrebbe, o di chi sa fare, ma se ne guarda bene. Ecco la trama sottile, quasi banale, che si dipana davanti ai nostri occhi.

Siamo un popolo di brontoloni da bar, di opinionisti tout court, di tifosi da derby e così sono i nostri governanti, ombra ineludibile degli elettori.

Perfettamente consapevoli loro, e noi, che è più facile proclamare che risolvere, che fa più presa indignarsi che progettare e che un Paese che vive di emergenze come il nostro, quando non ne ha le crea, così da dimostrare ancora una volta come la genialità italica sia un guizzo che ci salva sempre per il rotto della cuffia, o almeno così ci piace pensare.

Come si conclude la storia? I liquami sono fiumi di soldi, smaltiti o meno, questo è l’unica certezza, nel caos della capitale. Non dimentichiamocelo mai

Vergogna Nazionale!

Salvatore Girone (S) Massimiliano Latorre (D) in un’immagine del 22 dicembre 2102. Sulla base delle decisioni assunte dal CISR, il Governo italiano ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l’assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai marò e alla tutela dei loro diritti fondamentali. Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute, il Governo ha deciso che torneranno in India domani. ANSA/TELENEWS

Inutile nascondercelo, certi fatti vorremmo tanto consegnarli all’oblio! Questa è una vergogna nazionale.

Un po’ come la polvere sotto il tappetto, sai che c’è, ma non la vedi e puoi fare finta di nulla.

Così la storia dei due Marò italiani, Latorre e Girone, https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_dell%27Enrica_Lexie, iniziata nel 2012 e non ancora conclusa, oggi viene ripresa in sordina da qualche giornale proprio perché non se ne può fare a meno.

La notizia sarebbe da sbandierare ai quattro venti. Grazie all‘arbitrato internazionale, finalmente abbiamo due certezze:

  • i proiettili che hanno ucciso i pescatori non sono compatibili con le armi in dotazione alla marina militare
  •  le testimonianze oculari altro non sono che un copia incolla preparato a tavolino da una mano terza.

Una grande messa in scena che si trascina da anni ridicolizzando un Paese, l’Italia, che ha dato prova evidente della totale inadeguatezza della sua classe dirigente?

Beh temo proprio di sì!

Forse non vorremmo ricordare la carrellata di uomini e donne pavide, impreparate o con possibili, mormorati, interessi personali che non hanno saputo far fronte a questa crisi diplomatica.

(Resti tra noi, ma è inutile cercare scusanti nelle incapacità europee, magari come quelle di Catherine Ashton che definì i nostri marinai “guardie di sicurezza armate private”).

Decisamente non vorremmo ricordare come il governo Monti diede vita ad un patetico teatrino che si consumò sulla pelle dei due marinai costretti alla fine a tornare in India.

Come non vorremmo ricordare che le contraddittorie posizioni governative portarono alle dimissioni del ministro degli esteri Giulio Terzi , uno che almeno la mattina preferiva guardarsi in faccia e ad un curioso cortocircuito: vedere il ministro della difesa Di Paola, ex militare, costretto a riferire in Parlamento sulla necessità di rispedire in India due dei suoi uomini.

Ho la vaga sensazione che anche lui preferirebbe non ricordarselo.

Immagino sia inutile soffermarsi sul ministro dello sviluppo Passera, la cui unica, o quasi, competenza in materia era data, si dice, da un’amicizia con l’ambasciatore italiano a New Delhi, lo stesso ambasciatore trattenuto illegalmente nello stato indiano, in barba a tutte le leggi internazionali, come garanzia del rientro sul territorio dei Marò.

Anche se indimenticabile per molti fu il sostituto Enrico Letta, ormai consacrato alla storia come ” Enrico stai sereno”,con Mario Mauro alla Difesa e la sempre nota Emma Bonino agli Esteri, di certo non possiamo dire che abbiano risolto alcunché , ma forse 8 mesi furono troppo pochi.

Va detto almeno che la Bonino, poco prima di essere dimessa, provò ad avviare l’arbitrato internazionale.

L’accoppiata fu sostituita con Renzi da Pinotti alla Difesa e Mogherini agli Esteri e qui direi che possiamo fermarci più che altro per carità cristiana.

Una nota ancora, la procedura arbitrale fu avviata SOLO nel 2015 a l’Aia con la costituzione del tribunale arbitrale presso la Corte permanente dell’arbitrato CPA.

Tra tutte queste cose che vorremmo tanto dimenticare io una la vorrei invece ricordare, se mai avverrà.

Vorrei proprio vedere se, quando questa situazione sarà finalmente conclusa, ci sarà qualcuno che chiederà scusa per aver accusato i Marò di essere degli assassini, e se qualcun altro avrà il coraggio di indossare la corona dall’alloro per vendersi la vittoria e guadagnare qualche voto.

Alla fine la memoria è importante! http://bit.ly/2VrORdx

La morte ti fa bella

La morte ti fa bella è il titolo di una commedia, ve la ricordate?

Nella vita vera non c’è nulla di bello in una giovane modella che muore. Ancora meno bello è quando le cause sono sconosciute e lasciano famiglia, amici, compagni, soli con infinite domande o con dubbi atroci.

Certo, LEI aveva le fattezze di un angelo, ed il passato un po’ burrascoso di chi si è trovata al centro dello scandalo politico- sessuale più grande degli ultimi tempi. Uno scandalo creato ad hoc secondo l’ultima sentenza. Certo, soldi, potere, sesso e bellezza fanno vendere, come, troppo spesso, fa vendere la morte. Certo, il fratello stesso aveva riportato i timori di un avvelenamento. Certo, gli ingredienti c’erano tutti per un’inchiesta giornalistica.

Meno certo, era la necessità di scrivere pagine e pagine di articoli infamanti ventilando ipotesi strampalate sul possibile mandante di un omicidio, perchè doveva per forza essere tale. Ancora meno certo era il dovere di ricorrere a sussurri, mezze verità, pseudo esperti, per suffragare la tesi che anche questa morte fosse parte in quel famoso scandalo. Per nulla certo era poi buttare in pasto alla folla l’ennesimo brandello di carne fresca per continuare ad attaccare il vecchio antagonista.

Ricapitolando di certo ora ci sono solo poche cose.

Il nome di questa ragazza verrà dimenticato, la malattia che l’ha portata alla morte interesserà solo la scienza, e nessuno penserà a scusarsi per aver indotto molti a credere ad assurde teorie. In più, perchè non potevamo farci mancare nulla in questa farsa del complotto tra sospetti e dicerie, dopo una giovane donna avvelenata siamo passati al complotto contro l’amico di sempre http://bit.ly/2Omi7Rs

Ecco con il Costanzo attentato abbiamo riaperto questa sagra infinita.Una sola domanda resta, ci sarà mai un momento per mettere la parola FINE?

Il miglior Sindaco di Milano

Non c’è dubbio che uno dei migliori sindaci di Milano, o almeno uno dei più attivi, sia, ad oggi, la sabauda Chiara Appendino.

La sua azione sottile e costante sta facendo per la metropoli meneghina molto più di quello che altri sindaci milanesi erano riusciti a fare.

Fossi Beppe Sala ringrazierei sentitamente e le manderei anche un ottimo panettone il prossimo Natale, ma forse sta pensando direttamente all’Ambrogino d’Oro.

A cosa mi riferisco?

Presto detto, dopo aver lasciato via libera alle Olimpiadi Lombardo-Venete, chiamando fuori dai giochi Torino, dopo aver combinato un pasticcio mica da poco con la Tav, oggi la sindaca preferita dai milanesi è riuscita nuovamente a fare un regalo alla sua città del cuore, perché è ovvio che alla fine si riduca tutto ad un amore viscerale tra l’Appendino e Milano.

 Ecco quindi il salone dell’auto che lascia l’ombra della Mole per affacciarsi sui Navigli.

Impossibile direte voi, possibilissimo rispondo io, con tanto di polemiche e liti isteriche sembrerebbe, in seno alla maggioranza pentastellata.

Lo so, noi milanesi di adozione o di nascita non facciamo fatica a capirla, l’amore è un sentimento che nulla ha di razionale. Che dire oltre che a caval donato non si guarda in bocca, se non: “Grazie Sindaca, continui così e non minacci di dimettersi”, la nostra di vita da quando c’è lei è molto più facile.

Forse discorso leggermente diverso andrebbe fatto dagli amici sabaudi, ma non prendetevela, è da dopo Cavour che Milan l’è un gran Milan.

In più vedere che l’amore, quello vero, non ha confini consola i cuori, anche quelli dei torinesi, che rattristati ammirano la Mole, sperando che almeno lei non venga trasferita dietro la Madunina, magari in vista del progetto di riqualificazione ambientale per le Olimpiadi Milano- Cortina.

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