La storia di Ilaria Capua

Questa storia è emblematica per la giustizia italiana ed è doveroso ricordarla in questi giorni, quando si parla impropriamente di riforme fatte e da fare.

Abbiamo assistito all’inaugurazione dell’anno giudiziari conclusasi con numerosi avvocati penalisti schierati a protesta contro la pessima riforma della prescrizione fatta dal ministro Bonafede http://bit.ly/3934Vbl e contro la presenza di un magistrato, membro del CSM, dalle dichiarazioni pubbliche sconcertanti per uno stato di diritto http://bit.ly/36VZTMe

Dalla presunzione di innocenza stiamo scivolando verso la presunzione di colpevolezza, e l’organo di autocontrollo della magistratura si è da tempo dimostrato inefficace contro errori e abusi. Cosa dobbiamo aspettare per dar vita ad una vera riforma che renda i nostri tribunali efficienti e la nostra giustizia giusta?

Palomar

Mattia Feltri, Il caso Ilaria Capua: radiografia del suicidio italiano, La Stampa, 25 giugno 2017

«Ho capito quanto è fragile l’Italia», dice oggi Ilaria Capua, ed è clemente. Tutto quello che c’è di sbagliato, tutto il male è scritto sulla sua pelle. Seguite, anche nella sciatteria ordinaria delle espressioni: presunzione di colpevolezza, gogna mediatica, diffusione di intercettazioni telefoniche, manganellatura via social, odio per la casta, pregiudizio tonante, superstizione, sospetto verso la scienza, per i vaccini, rifiuto delle élite, spreco delle risorse migliori, fuga dei cervelli, rapporti sclerotici fra stampa e procure, incapacità di chiedere scusa, anche sessismo, se credete. Sono i pezzi di un sistema demente e autodistruttivo in cui ognuno fa la sua parte, con la disastrosa noncuranza del carnefice in catena di montaggio, ed è una catena senza progettista, che è anche peggio. È la mattanza del caso.

Ricominciamo da capo: Ilaria Capua nasce a seconda vita…

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Sei di moda se sei liberale o pseudo tale

Ormai è ufficiale: sei di moda se sei liberale o pseudo tale!

Siamo onesti, la maggioranza delle volte queste auto-definizioni lasciano il tempo che trovano. I liberali https://it.wikipedia.org/wiki/Liberalismo in questo Stato sono sempre stati una minoranza, spesso chiusi nei loro circoli a bearsi di un più o meno sano snobismo elitario. Non so voi, ma nella mia mente elaboro fantasie di studi in noce, tra nebbie di sigari e collane di perle.

Eppure, nonostante la mia fascinazione romantica e decisamente retrò, oggi, nella fredda piazza virtuale, si sprecano i campioni del pensiero libero (meno quelli del libero pensiero), anzi leggo da più parti che le forze liberali, e già dentro i distinguo si sprecano, dovrebbero unirsi per difendere libertà e diritti in questo momento storico di grande confusione.

Lungi da me entrare nelle diatribe tra accademici e politici, però nel mio mondo politicamente non sempre corretto, sentir parlare dell’accoppiata libertà e diritti mi ha decisamente stancato.
Oltre ad essere diventata un’affermazione superficiale, tipica di molta parte della politica italiana, mi interesserebbe capire quali diritti e libertà dovrei difendere.

Personalmente, e capisco di essere un campione numericamente insignificante, non sono interessata a difendere diritti quali droga libera ed utero in affitto ad esempio, anche perché non li considero diritti. Invece mi piacerebbe di più unirmi agli altri in base a specifici doveri. Perché non esiste libertà che non comporti una responsabilità e quindi un dovere.


Già doveri quindi, verso sé stessi e verso la comunità della quale facciamo parte. Parlatemi di quei doveri che caratterizzano ed identificano una società, parlatemi della vostra visione dell’uomo, del rapporto con l’altro diverso da me certo, ma con me in relazione. Insomma per parlare di liberali e libertà prima fatemi capire che visione avete dell’individuo e del suo relazionarsi al mondo, così forse capirò in cosa consiste concretamente questa moda e chi accomuna, perché per ora mi sembra tanto una sorta di “tana libera tutti”!

Un citofono, una signora ed un politico in campagna elettorale.

Sono giorni nei quali il Paese è diviso tra un citofono, una signora ed un politico in campagna elettorale.http://bit.ly/2NQHmuo

Siamo subito tutti pronti a salire su nuove barricate pieni di sacro sdegno, per combatterci a colpi di carte bollate e pessima ironia http://bit.ly/30UYW5K

Onestamente, mi sembra di vivere nell’isola che non c’è tanto assurda è tutta la vicenda.

Non credo serva una mente elevata o una cultura particolarmente vasta per dire che è ovvio che l’atto di citofonare e mettere sotto la gogna mediatica qualcuno è vergognoso, senza se e senza ma!

E’ anche una condotta contra legem, ma la cosa in questo Paese trova un po’ il tempo che trova e fa impressione solo a fasi alterne; mi limito quindi a sottolineare che non è un’azione che un politico può permettersi di fare, perché le sue di azioni, sono doppiamente investite di responsabilità.

Responsabilità, questa sì che è una parola quasi fuori moda ormai, ma vi è una grande differenza tra giustizia e la fame di sangue della piazza ed in questo caso mi pare che si stiano mischiando i piani, completamente dimentichi del valore di essere garantisti.

Per una volta però non mi voglio soffermare sul politico ed il suo bisogno di millantare una risposta facile per problemi complessi, piuttosto voglio concentrarmi sulla signora e le reazioni che si è attirata contro.

Fatemelo dire, non è mai una buona idea scagliarsi con la bava alla bocca contro o a favore di chiunque senza sapere esattamente di cosa si parla.

In questo caso abbiamo una signora qualunque di una delle nostre periferie degradate, che ha perso il figlio, malato di Sla, a causa della droga. La signora, secondo la stampa, ha iniziato per questo la sua battaglia contro lo spaccio, ha denunciato più volte la situazione di degrado della zona, e, pare, pure la famiglia “del famoso citofono”.

 Le istituzioni si sono mostrate sorde ai suoi richiami.

Ora, invece di saltare da un populismo ad un altro, invece di aggiungere ad un danno una beffa, perchè non ci poniamo tutti innanzi a questi fatti come degli adulti?

Consapevoli che parliamo di un quartiere periferico problematico, che il disagio sociale può essere forte, che la rabbia e l’impotenza sono sentimenti umani e che tutto questo non va deriso, umiliato, ignorato e condannato, ma va compreso e sanato.

Il politico di turno ha commesso un atto grave in sé che è ancora più grave perchè è un uomo politico, chiamato non a sfruttare certe situazioni, ma a porvi rimedio; la signora invece ha sicuramente sbagliato, ma il suo di errore non richiede feroce condanna, quanto ascolto e comprensione, se non lo capiamo non capiamo neppure in che genere di società vogliamo vivere ed onestamente io non voglio contribuire a creare una società di cani rabbiosi.

Referendum elettorale? No grazie!

Eccoci qui, dopo un’era geologica ancora a parlare di referendum elettorale e a sentirsi rispondere: ” no grazie!”.

La vignetta qui sopra era quella che io, ed un bravo professionista, avevamo ideato nel 2009 per i referendum sulla legge elettorale promossi, tra gli altri, dal professor Mariotto Segni. All’epoca la Lega era quella di Bossi e la sua posizione era invitare tutti a non votare. Piuttosto divertente da dire oggi, che vero motore di questo tentativo referendario è proprio la Lega, anzi la Salvini Premier.


Chi mi conosce da tempo sa che ho sostenuto la battaglia per il maggioritario, sperando in un doppio turno alla francese e appoggiando la riforma per il semipresidenzialismo.  Bei tempi, soprattutto perché ero giovane e perché sono stati veramente molti gli amici incontrati in quel periodo, legati da un impegno ideale totalmente privo di calcoli egoistici.

Uno di questi era Giovanni Guzzetta , l’avvocato che ha difeso davanti alla Corte quest’ultimo referendum.


Questo è il mio passato e ne vado fiera, ma una cosa va detta: fino ad oggi abbiamo sempre avuto maggioritari sbiaditi frutto di leggi elettorali costruite su sbilenchi calcoli di partito.
Vi siete mai accorti che per le riforme della legge elettorale vale il detto: “il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi”? Ci fosse stata una volta in cui i partiti, modificando la legge in base ad interessi di parte, abbiano ottenuto il risultato auspicato alle successive elezioni.


Dico un’ovvietà: la legge elettorale dovrebbe essere stabile nel tempo, il legislatore italiano invece cambia di continuo le regole per mantenere il più possibile invariata la sostanza: favorire il rapporto tra eletto e partito e non tra eletto ed elettori, ottenere un Parlamento di nominati, magari legati dal vincolo di mandato, delegittimato nelle sue funzioni, uno scenario troppo reale, per essere definito un incubo‼
Un cul de sac non c’è che dire.


Per il resto, rimane la “quasi” sorpresa di vedere la Corte rigettate un referendum chiesto da 8 regioni perché troppo manipolativo, quando solo poco tempo fa si è dimostrata in tutta la sua creatività affrontato il “caso Cappatohttp://bit.ly/2v5enwf e pronunciandosi su una questione delicata, che colpevolmente il Parlamento evita, così come il suicidio assistito.


Ad maiora semper❗

Venezia non regge, Venezia è fragile, Venezia è sotto acqua per l’80%.

Venezia non regge, Venezia è fragile, Venezia è sotto acqua per l’80%. 

Arriva l’onda di piena state pronti; questa volta è brutta l’allarme dà 190 cm. Rischiamo nuovamente il disastro del ’66!

Venezia non regge, Venezia è fragile, Venezia è sotto acqua per l’80%http://bit.ly/2CIKylz

C’è solo silenzio, ed il vento, tanto vento, troppo vento, l’onda sale; ecco le campane di San Marco, la Basilica chiama, questa volta rischia sul serio.

Senti? E’ la sirena, tutti al riparo, in alto, veloci a casa, le paratie non reggeranno sono basse. Arriva…arriva…ohh Cielo sale ancora. Guarda quello è un traghetto, ha rotto gli ormeggi, l’onda lo scaglia contro la riva.

Ohhhhhh Cielo, Ohhhhhh Cielo è entrato nell’albergo.

Zitto, ascolta, sotto la sirena, cos’è?

Beppi, cosa vedi?

E’ saltata la luce, non si vede nulla… il Santo è sotto, il Santo è sotto, siamo ad 1.80cm.

E’ un disastro, è un disastro!

Venezia non regge, Venezia è fragile, Venezia è andata sotto per l’80%.

Che mattina grigia, pioviggina, l’allarme è di nuovo rosso, l’onda di piena è prevista per 1.60 cm. L’edicola non c’è più, l’ha portata via.

Beppi questa volta vado via, vado in terra ferma, non ce la faccio più.

Venezia non regge, Venezia è fragile, Venezia è andata sotto per l’80%.

Pellestrina ci sono stati due morti, Jesolo ha danni per milioni e Lido, hai notizie? Beppi da vero ghe sè una gondola nel forner? Senti; senti, San Marco chiama, sta arrivando la nuova piena.

Venezia non regge, Venezia è fragile, Venezia è andata sotto per l’80%.

Sgotta va, l’acqua è scesa provemo con le scope a veder se femo qualcossa.

Ghe sé il sindaco ed il governator in tv, adesso viene il presidente, almeno ci ridessero il magistrato delle acque.

 No Beppi, no, qui non serve il Mose qui neppure Mosè.

Venezia non regge, Venezia è fragile, Venezia è andata sotto per l’80% !

-Gho perso tutto, non ghe credo, iera un incubo! – -Cosa femo? – -Doman sistemaremo quel que podaremo.-

Venezia non regge, Venezia è fragile, ma i veneziani NO!

Single day. Il futuro è già arrivato

Ieri era l’ 11 novembre, per buona parte degli italiani si trattava di mangiare i biscotti di San Martino, magari ricordandosi una certa canzoncina sul santo campanaro, per altri era solo l’ennesimo lunedì nel quale barcamenarsi tra scadenze, riunioni, figli e crisi politiche. Alcuni però si sono accorti che ieri era il Single day e che il futuro immaginato era già arrivato. Registrato un nuovo record che in pochi avrebbero ipotizzato.

Quindi oggi parliamo di Alibaba, di futuro che è già presente e di soldi, tanti soldi! L’azienda cinese famosa per gli acquisti online, nel giorno dedicato allo shopping dei e per i single, ha raggiunto quota RECORD 268,44 miliardi di yuan, pari a 38,37 miliardi di dollari in 24 ore http://bit.ly/34Wpft8 . Per capirci, in questa undicesima edizione del Single Day, sono bastati 68 secondi per raggiungere il primo miliardo di dollari spesi. Certo con queste cifre verrebbe da pensare più ad Alì Babà e alla sua caverna, che ad un pc o ad una app http://bit.ly/34PxdEf

Eppure questa è la realtà fuori dal nostro orticello, questo il mercato nel quale dobbiamo confrontarci, questa la tecnologia che è in grado di gestire flussi di tale portata in pochi secondi.

Ora pensate allo stato delle nostre infrastrutture, dei nostri sistemi che vanno in crash spesso e volentieri, anche per flussi di dati molto inferiori, della formazione carente dei lavoratori o delle crisi aziendali che si susseguono. Vi sconsiglio invece di pensare a certi esponenti del governo che immaginano la chiusura domenicale dei negozi.

Poi, già che ci siete, guardate all’Europa, quella brutta e cattiva, dalla quale alcuni vogliono uscire perchè causa di tutti i mali passati e futuri. Ecco, cercate pure qui una piattaforma che possa fare concorrenza con Alibaba ( nel dubbio, non c’è). Constatato tutto questo, tra un ultimo morso al biscotto di San Martino ed un goccio di caffè, potete iniziare a trarre qualche conclusione. Le mie sono due:

  • siamo fermi al palo mentre il mondo corre
  • rischiamo di diventare un parco giochi a tema, se ci va bene.

Entrambe le idee non mi fanno impazzire e mi rendo conto che recuperare il nostro divario per intercettare un futuro che è già presente è impresa non facile, ma non abbiamo alternative. Dobbiamo favorire ricerca, investimenti e collaborazioni internazionali. Dobbiamo avere una visione da qui a 30 anni, un piano industriale, immaginare nuove infrastrutture ( non parlo della Pedemontana o della Gronda, che sono ovviamente da fare, ma di certo neppure lontanamente sufficienti a colmare il gap tra noi ed il futuro) parlo di un nuovo sistema Paese, della capacità prima di immaginarlo e poi di realizzarlo. Parlo di uno sforzo collettivo per un unico obbiettivo, creare nel presente il futuro.

Perchè, sarà una banalità, ma noi sul futuro siamo già ampiamente in ritardo!

Alla faccia del centro, io sono una donna liberale, che non si riconosce in questa offerta politica truce.

Alla faccia del centro, che oggi in Italia è sempre più schiacciato su posizioni sovraniste e stataliste, io sono una donna di destra liberale.
Lo so non è appropriato scriverlo, sopratutto oggi, perché dà adito ad una serie infinita di fraintendimenti e poi diciamolo, la parola liberale è tornata di moda, tirata da tutte le parti, bistrattata, mortificata, abusata, fino a diventare priva di senso. Eppure non c’è rischio di dubbio o confusione per me.

Per la precisione, sono una donna liberale e quindi di destra (i liberali democratici sono proprio altro, lasciate stare). Sono certa della mia identità, sono moderata nei modi, anzi spero almeno gentile, ma di certo non sono moderata nelle idee, che mi rappresentano e che difendo strenuamente, perché frutto di intenso dibattito e studio.


La mia destra basa su ideali di libertà e sussidiarietà.
La mia destra è una destra: forte, determinata, progettuale.
Una destra che tutela il cittadino come uomo singolo e nelle sue manifestazioni sociali. La mia è una destra di libertà, mette al centro l’individuo che riconosce sempre come fine ultimo e mai come strumento.
La mia destra parla di Nazione, difende le istituzioni, crede fermamente nella responsabilità personale, nella divisione dei poteri, nella certezza della pena e nello stato di diritto.

La mia destra non è truce e muscolare, perché è forte dei suoi ideali che non sono contrattabili. Conosce il suo valore e capisce la forza del compromesso per un fine ultimo importante. La mia destra difende gli interessi nazionali con forza. Lavorando sull’importanza delle relazioni internazionali, con un’azione concertata e costante in una visione geopolitica del Paese, e non sbraitando al vento. La mia destra sa che l’Italia per essere grande deve essere parte attiva di una realtà capace di far fronte a potenze economiche, come la Cina ad esempio.

La mia destra conosce la forza dello Stato e non la esercita contro i deboli evitandola con i forti. La mia destra pensa al futuro del Paese e lo costruisce, non si limita certo al suo futuro nelle prossime elezioni.

Quindi oggi la mia destra ed io non siamo minimamente rappresentate, in questa crisi di leadership e di competenza che investe l’Italia http://bit.ly/31c4WVZ. Forse, più ancora, dovrei parlare di crisi delle idee, ed in questo panorama io e la mia destra siamo apolidi, perchè non ci vogliamo piegare a rappresentazioni fittizie della realtà che altro non sono se non una maldestra risposta ad una rabbia acefala.

Hevrin Khalaf, se questa politica fosse stata occidentale il mondo sarebbe in rivolta !

Hevrin Khalaf :attivista curda per i diritti delle donne, ingegnere, segretario generale del Partito Futuro siriano. Se questa politica fosse stata occidentale il mondo sarebbe in rivolta !

Nel silenzio europeo inizia l’offensiva!

https://www.agi.it/estero/turchia_attacca_curdi_siria-6331684/news/2019-10-09/

Nel silenzio europeo la Turchia inizia la sua offensiva in Siria a poco più di 24h dal tweet del presidente Trump : “Come ho già precedentemente affermato con forza, e solo per ribadire, se la Turchia fa qualcosa che io, nella mia grande ed incomparabile saggezza considero oltre i limiti, distruggerò’ e cancellerò completamente la sua economia( l’ho già fatto prima!). Devono stare attenti, con l’Europa e altri…

E l’ Europa, tragicamente tace: piegata, ricattata, patetica!

Troppe le cose che non trovano spiegazione: non si spiega perché il Consiglio atlantico non prenda posizione nei confronti di un Paese membro che dimostra chiaramente un arrogante disprezzo per i principi base dell’Alleanza (la Nato ha grandemente cambiato la sua ragion d’essere “di tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi” dopo la caduta del Muro di Berlino e lo scioglimento del Patto di Varsavia).

Non si spiega come il Presidente Americano abbia agito senza prevedere le conseguenze, o prevedendole, perchè le abbia ritenute accettabili.

Non si spiega, perché l’Europa, culla della cultura occidentale, potenza economica, guardi senza reagire con voce forte ed unita a quello che avviene. Non si spiega perché alla minaccia arrogante e meschina del presidente turco, l’Europa non risponda con orgoglio e forza, dimostrando di essere una potenza mondiale degna di questo ruolo. Non si spiega perché l’Europa di oggi, sia dimentica dell’Europa di ieri che acconsentì, quando Bush dichiarò la “guerra mondiale al terrorismo“, ad inserire il PKK tra le organizzazioni terroristiche, per poi scendere in piazza contro l’intervento americano che voleva destituire proprio quel dittatore noto, tra l’altro, per sterminare i curdi.

Il fallimento di questa Europa puzza dei soldi versati alla Turchia; una valanga di miliardi di euro, per chiudere gli occhi e bloccare il flusso di profughi dalla Siria, certo, ma non solo, miliardi dati anche sotto forma di aiuti umanitari ed industriali nella convinzione di alcuni di poter portare la Turchia all’interno dell’Unione Europea.

La fallimento europeo oggi ha il volto di 6 mln. di profughi siriani quindi ( link ) , ha il volto di quel popolo curdo usato per garantirsi sonni tranquilli al riparo dallo spetto nero dell’ Isis ed oggi dimenticato senza rimorso. Il fallimento europeo oggi ha il volto di chi le mani non se le sporca, ma paga altri per farlo.

Ecco, questa è l’Europa oggi, ipocritamente incapace di sostenere il suo ruolo di guida nel Mediterraneo; ma il fallimento dell’Europa è il fallimento di tutti noi cittadini europei. Incapaci di leadership, incapaci di coraggio, incapaci di sopportare la responsabilità delle nostre decisioni; ed oggi, questo fallimento, ha volti che non dobbiamo dimenticare!

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